Design competition for a monument-memorial
LA FORZA EVOCATRICE DELL’ARCHITETTURA
FAM – Magazine del Festival dell’Architettura
w/ Dalmiro Aureliano Cabrera
Lampedusa shore
Sicily
Italy
May 2023
I flussi migratori all’interno del Mediterraneo sono oggi nuovamente al centro del dibattito pubblico, riportando alla memoria fatti di cronaca come il tragico naufragio del 2013; questa condizione storica chiede una nuova riflessione sul valore di un monumento commemorativo.
La nostra proposta parte da un assioma teorico preciso secondo cui ricordare non significa risvegliare un’immagine dal sonno dell’oblio, bensì riprodurla sullo sfondo del presente. Proiettare un’immagine nel presente, rendere partecipe lo spettatore per fa sì che il monumento stesso diventi generatore di nuovi ricordi e, non semplice rappresentazione: così facendo il campo d’azione si sposta all’interno della memoria individuale radicando l’immagine che confluirà nelle memorie collettive e quindi nella memoria sociale.
Definito il campo teorico, si è passati ad un’osservazione della geografia di Lampedusa, convinti che un legame con il luogo sia generativo di una corrispondenza alla storia di cui esso si fa teatro: la costa occidentale presenta in questa visione un valore eidetico ineguagliabile. La forza con cui la falesia si staglia sulla linea del mare evoca un limite invalicabile, parallelismo tra il mondo ideale e il mondo reale con le difficoltà fisiche che i migrati vivono nella ricerca di un approdo sicuro, a riparo dall’entropia delle maree. Victor Hugo, parlando dell’apparato decorativo del tempio di Gerusalemme parla della duplicità del manufatto come scultura ideale e scultura reale: con il medesimo approccio pensiamo sia necessario figurare un monumento che tenga assieme la dimensione del visibile e dell’invisibile, in una sintesi che sia capace di mettere in mostra i molteplici significati del paesaggio. Il monumento non può esistere come forma in sé, ma solo in quanto realizzato nello spazio, misura e qualifica dello stesso. Il limite della falesia di Capo Ponente offre una referenzialità semantica specifica, a cui abbiamo pensato di contrapporre una forma già sedimentata nell’immaginario comune, con una forte tensione verticale, che possa comunicare una volontà di ascesa,
motore del viaggio intrapreso, senza però raggiungere la terraferma e creando un punto di tensione massima in cui la distanza è minima. L’arco diventa un elemento decisivo nella composizione formale che non preclude una vasta gamma di significati che si stratificheranno nella storia. La scultura si presenta come un’opera aperta, in un processo non finito di interaction design, che possa coinvolgere altri senti in una percezione totale del paesaggio (il luccichio della superficie del mare, il profumo dell’acqua salmastra, la superficie scabra della costa rocciosa, il suono delle onde che si infrangono…). Se il monumento per definizione si erge al di sopra dell’osservatore, distaccandosi per mezzo di un basamento, come rappresentazione di un tempo passato, concluso rispetto alla contemporaneità del visitatore, quello proposto è un memoriale: un luogo della memoria della storia presente.